Nel 1947 l’UNSCOP, per tentare di dirimere la questione palestinese, se ne esce così:
«Ma la Commissione [sulla Palestina] ha anche capito che il punto cruciale della questione palestinese deve essere individuato nel fatto che due considerevoli gruppi, una popolazione araba con oltre 1.200.000 abitanti ed una popolazione ebraica con oltre 600.000 abitanti con un’intensa aspirazione nazionale, sono sparsi in un territorio che è arido, limitato, e povero di tutte le risorse essenziali. È stato pertanto relativamente facile concludere che finché entrambi i gruppi manterranno costanti le loro richieste è manifestamente impossibile in queste circostanze soddisfare interamente le richieste di entrambi i gruppi, mentre è indifendibile una scelta che accettasse la totalità delle richieste di un gruppo a spese dell’altro.
Koudelka è esperto sulla sua pelle di questioni del genere, e documenta con Wall paesaggi israelo-palestinesi che non lasciano dubbi.
Le inquadrature 17:6 che Koudelka scattava erano frutto di molti lunghi minuti di inquadratura, con pazienza e, banalmente, occhio. Tenere conto anche di una macchina che, diciamo, lo aiutava con la stabilità per un peso considerevole.
Io, personalmente, quando vedo cancelli e muri desolati mi ci soffermo, mi aiuta ad essere più consapevole di quello che spesso vogliamo solo nascondere nel profondo e che obiettivamente possiamo solo documentare e non, in senso buono, “combattere”. Ecco da dove proviene il mio Shooting my Holy Land.